Microplastiche nell’olio, lo studio dell’Università di Bologna
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Le microplastiche, frammenti inferiori a 5 millimetri, sono ormai diffuse ovunque, incluse negli alimenti che consumiamo quotidianamente. Un recente studio dell’Università di Bologna ha scoperto la presenza di queste minuscole particelle persino negli oli vegetali, compreso l’olio d’oliva, provenienti da Italia e Spagna.
La ricerca ha esaminato campioni di olio extravergine di oliva, olio di oliva, olio di girasole e olio di semi misti, confezionati sia in bottiglie di PET che di vetro. Il metodo di analisi, articolato in cinque fasi, ha permesso di individuare e caratterizzare le microplastiche. L’olio è stato prima diluito con una miscela di etanolo e n-esano per facilitare la separazione delle microplastiche. Successivamente, la miscela è stata omogeneizzata e filtrata sottovuoto usando filtri con pori di 5 micron. Le microplastiche, trattenute sul filtro, sono state poi risciacquate con etanolo e analizzate tramite spettroscopia μ-FTIR.
I risultati hanno evidenziato una media di 1140 x 350 microplastiche per litro, principalmente frammenti inferiori a 100 micron composti da polietilene (50,3%) e polipropilene (28,7%). Non sono state rilevate differenze significative tra i vari tipi di olio o imballaggi, suggerendo che la contaminazione possa avvenire durante la produzione o l’imbottigliamento.
Tale scoperta solleva preoccupazioni per la salute umana e l’ambiente, poiché le microplastiche possono accumularsi nei nostri corpi e avere effetti negativi. Saranno necessarie ulteriori ricerche per identificare le fonti di contaminazione e sviluppare strategie per ridurre il problema. Le aziende dovrebbero adottare pratiche di produzione più sostenibili, i governi implementare normative più rigide sull’uso della plastica, e i consumatori scegliere prodotti con imballaggi ridotti o riciclabili, sostenendo aziende che lavorano per ridurre il loro impatto ambientale.