L’olio di oliva turco pronto a conquistare il mondo
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Dopo mesi di restrizioni, i produttori di olio d’oliva della Turchia tornano a guardare oltre i confini, puntando a espandere il proprio mercato negli Stati Uniti, in Giappone e in Australia. La revoca totale del divieto sulle esportazioni di olio alla rinfusa segna per loro un nuovo inizio, con un obiettivo ambizioso: competere con i produttori europei non solo sui prezzi, ma anche sulla qualità. Parallelamente, si aprono prospettive interessanti in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi Uniti e in Cina, dove la domanda è in costante crescita.
Entro il 2025, la Turchia intende consolidare la propria presenza internazionale con strategie di marketing mirate e partnership commerciali. Tuttavia, questa ambizione non è stata priva di ostacoli. Tredici mesi fa, infatti, il governo turco aveva imposto una drastica sospensione delle esportazioni di olio alla rinfusa per proteggere i prezzi interni, spingendo l’industria verso l’export di olio confezionato, più remunerativo ma meno flessibile sui volumi.
La necessità dell’export
Lo scopo della restrizione era contenere i prezzi nazionali, come confermato Mustafa Tan, capo del Consiglio nazionale dell’olio d’oliva e delle olive, ma in quell’occasione i mercati locali hanno comunque seguito le tendenze globali, e i risultati non sono stati quelli sperati. Dopo numerose richieste da parte dei produttori, il governo ha deciso di allentare gradualmente le restrizioni a giugno, consentendo l’esportazione di 50.000 tonnellate fino a novembre. Un’apertura ha suscitato entusiasmo tra gli esportatori, desiderosi di tornare a occupare la scena mondiale.
La ripresa dell’export arriva anche per fronteggiare l’attuale eccesso di scorte, frutto di una serie di raccolti abbondanti. La Turchia ha prodotto un’ampia quantità di olio d’oliva negli ultimi anni, trovandosi in difficoltà nel vendere tutto il prodotto confezionato. Difatti, gran parte del mercato turco si basa sulle vendite all’ingrosso, e l’attuale problema del paese non è più la scarsità, ma l’eccedenza.
Rispetto al calo della produzione della campagna olearia 2023/2024, quest’anno ad inizio raccoltoil Paese disponeva già di 150.000 tonnellate di scorte, e si prevede una produzione di circa 350.000 tonnellate per l’annata 2024/25, a fronte di un consumo interno di circa 120.000 tonnellate. L’urgenza di esportare è quindi reale: un’abbondanza che deve trovare mercati esteri prima che il tempo minacci la qualità del prodotto. Con la rimozione dei vincoli sull’export, i produttori turchi di olio d’oliva sono pronti a proiettarsi verso nuove opportunità e mercati, convinti che il loro prodotto possa diventare un simbolo di eccellenza a livello globale.