Umbria: nuova era dell’olio extravergine, gli scarti diventano risorsa

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La Regione si candida a laboratorio nazionale e internazionale grazie al progetto “Made in Umbria – Recupero dei polifenoli dalle acque di vegetazione”
Il settore oleario sta vivendo una trasformazione epocale: dalla logica di prodotto centrata esclusivamente sull’olio extravergine si passa a una visione più ampia, in cui anche i sottoprodotti della lavorazione assumono un ruolo strategico. L’Umbria si candida a laboratorio nazionale e internazionale in questo percorso, grazie al progetto “Made in Umbria – Recupero dei polifenoli dalle acque di vegetazione”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Centumbrie, Sterling S.p.A. e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia, con il patrocinio della Regione Umbria. Grazie a una tecnologia pionieristica, adottata da appena cinque frantoi in Italia e unica in Umbria, le acque di vegetazione — da sempre considerate rifiuto ad alto impatto ambientale — diventano risorsa strategica per l’estrazione di polifenoli di alta qualità, potenti antiossidanti naturali con applicazioni in alimentazione, nutraceutica e cosmetica. Nasce così un’industria olearia che non produce più rifiuti, ma valore circolare. L’approccio è quello della filiera a “scarto zero”, che prevede tre fasi: la sansa denocciolata viene destinata a biodigestori per la produzione di energia; il nocciolino trova impiego come combustibile; le acque di vegetazione vengono lavorate tempestivamente per estrarne polifenoli di altissimo valore biologico, restituendo al ciclo un’acqua “pulita”.
IL VALORE DELLA SOSTENIBILITÀ
«Dobbiamo cercare di valorizzare i sottoprodotti dell’estrazione meccanica degli oli vergini di oliva – riassume il prof. Maurizio Servili, Università di Perugia – per incrementare la produzione di valore che oggi è affidata quasi esclusivamente all’olio extravergine. Grazie a questo progetto c’è un nuovo approccio alla valorizzazione dell’industria olearia». Grande soddisfazione anche da parte di Centumbrie, come dichiara il direttore generale Sergio Rutili: «Siamo la prima azienda a produrre olio con sottoprodotti zero, un esempio virtuoso per tutta la filiera. Dalla sansa denocciolata, destinata al biodigestore per la produzione di energia, al nocciolino come fonte di combustibile, fino all’acqua di vegetazione che grazie al progetto polifenoli diventa un’acqua “pulita”: ogni residuo trova nuova vita. La nostra è una scelta naturale, perché nasciamo sostenibili. Operando in più settori – dall’agricoltura al turismo, dall’agroalimentare alla ristorazione – abbiamo potuto integrare modelli di economia circolare che aumentano il valore della sostenibilità. Con questo progetto abbiamo portato a zero anche l’ultimo scarto dell’olio, ed è per noi motivo di orgoglio». Aggiunge Federico Bonini, director di Sterling Aromi: «Con il progetto OMWE – Olive Mill Wastewater Extract – dimostriamo che la sostenibilità e l’innovazione non si fermano al rispetto dell’ambiente: diventano fattore di competitività e di risultato concreto per l’industria e per i consumatori. I polifenoli non sono soltanto un patrimonio della dieta mediterranea, ma un alleato straordinario per rendere i prodotti più sani, più sicuri e più performanti».
IL MODELLO UMBRO
Il punto di forza del progetto è appunto la qualità dei polifenoli estratti. Grazie alla tempestività del trattamento delle acque di vegetazione, si ottiene un estratto particolarmente ricco di oliacina, un composto che unisce proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed antimicrobiche. Questo differenzia nettamente l’esperienza umbra da quella dei competitor internazionali: Spagna e Grecia sono attive nell’estrazione di polifenoli, ma puntano prevalentemente a produzioni in quantità, con standard qualitativi inferiori; Israele si concentra soprattutto sulla brevettazione e sullo sviluppo di processi di produzione di sostanze fenoliche per via fermentativa, più che sul loro recupero da sottoprodotti dell’industria alimentare. Il modello umbro si propone quindi come riferimento internazionale nella produzione di polifenoli di alta qualità, aprendo prospettive di leadership competitiva.
I polifenoli così ottenuti non sono semplici sottoprodotti, ma rappresentano ingredienti funzionali con applicazioni in diversi comparti. Agroalimentare: grazie alle loro proprietà antimicrobiche e antiossidanti, possono sostituire additivi chimici come nitriti e nitrati nella produzione di insaccati freschi e stagionati, rendendo possibili salumi più sani e naturali. Nutraceutica e farmaceutica: i polifenoli degli oli vergini di oliva sono già riconosciuti per il loro ruolo nella prevenzione dello stress ossidativo e come alleati nella riduzione delle malattie cardiovascolari. Zootecnia: possono essere integrati nei mangimi, dove hanno effetti positivi sulla qualità del latte e della carne proveniente dagli animali che li consumano e migliorano, al contempo, il benessere animale, riducendo l’uso di additivi di sintesi. Cosmetica: il loro potere antiossidante ed antiinfiammatorio li rende ingredienti preziosi per formulazioni dermo-protettive e anti-age.