Salento, nasce il centro antixylella in supporto alle aziende olivicole
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Un centro antixylella per la riqualificazione paesaggistica del Salento e il supporto alle aziende olivicole nella creazione di nuovi impianti con varietà resistenti è stato presentato da Coldiretti Puglia, Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano e Cai, Consorzi Agrari d’Italia, a Squinzano, in provincia di Lecce.
Il progetto prevede investimenti e assistenza agli olivicoltori colpiti dalla Xylella in Puglia. Per velocizzare la ricostruzione, con un numero stimato di olivi reimpiantati di poco inferiore ai 3 milioni, rispetto ai 21 milioni di piante infette, il centro specialistico formato da Coldiretti, Unaprol e Cai fornirà piante di olivo resistenti certificate e di alta qualità, mezzi tecnici per la lavorazione del terreno e la gestione degli impianti, servizi di assistenza tecnica specializzata per la progettazione, la realizzazione e la gestione degli impianti, consulenza agronomica e fitopatologica, oltre al supporto per finanziamenti pubblici e privati.
Gianluca Lelli, amministratore delegato di Cai, ha dichiarato che gli investimenti saranno destinati alla creazione di un centro che, sfruttando le competenze già consolidate, assisterà le aziende olivicole nella realizzazione dei nuovi impianti e nella gestione moderna degli uliveti, con strumenti e conoscenze tali da operare in modo tempestivo ed efficace sul territorio.
David Granieri, presidente dell’Unaprol, ha affermato che la diffusione della Xylella ha raggiunto un livello tale da rendere impossibile l’eradicazione del batterio, richiedendo una convivenza con esso. Non si può più parlare di emergenza ma di una drammatica normalità, che rende necessario sviluppare strategie di contrasto, contenimento e monitoraggio sempre più efficaci. Nell’area infetta si contano 183mila ettari contaminati e 21 milioni di alberi.
Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, ha sottolineato che la Xylella è un problema non solo pugliese e nazionale, ma europeo, e che se continuerà a diffondersi, non ci sarà più olio da commercializzare, oltre ai danni per l’economia, il turismo, l’ambiente e il paesaggio.