Olio d’oliva in difficoltà per prezzi e costi di produzione, ma perché?
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L’olio d’oliva è molto più di un semplice condimento, è parte integrante della nostra cultura e della nostra storia. La sua produzione è un’arte antica tramandata di generazione in generazione, che ha reso famosa la cucina mediterranea in tutto il mondo. Purtroppo però, negli ultimi anni, il nostro liquido d’oro sta vivendo una situazione di crisi molto complessa.
La produzione mondiale di olio d’oliva è ai minimi degli ultimi 10 anni, con una netta diminuzione delle rese in regioni tradizionalmente produttrici come Grecia, Marocco e Turchia. Il nostro paese insieme alla Spagna invece, considerati due dei principali produttori, prevedono miglioramenti nonostante gli effetti del calore estremo e della siccità si facciano sentire. In questo pessimo scenario la produzione globale, secondo i dati del Consiglio Oleicolo Internazionale, dovrebbe attestarsi a circa 2,3 milioni di tonnellate, ben al di sotto delle 3,4 milioni di tonnellate del 2022.
Cause dell’aumento dei prezzi
Questo costante calo nella produzione ha portato a una situazione in cui la domanda supera costantemente l’offerta, facendo lievitare i prezzi dell’olio d’oliva extravergine a livelli senza precedenti.
Le cause di questa grande crisi sono principalmente 3:
- Cambiamento Climatico:
Le condizioni meteorologiche estreme, come la siccità e le ondate di calore, hanno colpito duramente i principali paesi produttori. La Spagna, il più grande produttore mondiale, ha visto un calo della produzione del 55% nell’annata 2022-2023 rispetto all’anno precedente. L’Italia ha registrato una diminuzione del 30%, con il caldo anomalo e il deficit idrico che hanno compromesso la fioritura e l’accrescimento delle olive.
- Aumento dei Costi di Produzione:
L’aumento dei costi di produzione ha aggravato la situazione. I prezzi dei concimi sono aumentati del 170% e quelli del gasolio del 129%, incidendo pesantemente sui costi operativi delle aziende agricole. Questo incremento dei costi si riflette inevitabilmente sui prezzi al dettaglio dell’olio d’oliva.
- Geopolitica:
La guerra in Ucraina ha avuto un impatto significativo sull’economia e sui prezzi degli oli vegetali, inclusi quelli di girasole e di palma. Questo ha contribuito a far aumentare i prezzi di tutti gli oli vegetali, compreso l’olio d’oliva, a causa della maggiore domanda e della ridotta disponibilità.
Cosa cambia
Alla base di tutto ciò sono state svolte diverse indagini, per capire come di conseguenza siano cambiati anche i consumi. Infatti, secondo uno studio condotto dall’Istituto Piepoli, l’aumento del prezzo dell’olio ha portato al cambiamento delle abitudini di acquisto di circa il 30% dei consumatori. Dal sondaggio è emerso che il 47% degli intervistati ha diminuito il consumo del 30% e il 40% ha addirittura dimezzato il consumo. Inoltre, il 45% del campione ha cambiato le abitudini in cucina, optando per oli di semi più economici, sia per cucinare che per condire.
Questa tendenza alla riduzione dei consumi di olio potrebbe avere effetti a lungo termine, con una riduzione stabile dei consumi fino al 40%. Tuttavia, la metà dei consumatori intervistati ritiene che un prezzo giusto per una bottiglia di olio extravergine italiano di qualità sia intorno ai 7 euro.
Contrariamente all’indagine, Chiara Coricelli, amministratore delegato della Pietro Coricelli, sostiene che il calo effettivo dei consumi potrebbe essere inferiore a quanto indicato. Inoltre, ha notato un aumento degli acquisti di olio extravergine 100% italiano, poiché i consumatori preferiscono investire in prodotti nazionali di qualità anche se il prezzo è più elevato. Coricelli sottolinea l’importanza di rivalutare il valore dell’olio extravergine come prodotto premium, anziché considerarlo una commodity.
A prescindere dalle diverse opinioni resta comunque il fatto che l’aumento dei prezzi abbia messo a dura prova i consumatori, spingendo la Spagna, principale produttrice mondiale, ad intervenire eliminando l’Iva sull’olio d’oliva a partire dal 1° luglio. Questa misura temporanea, della durata di 6 mesi, è finalizzata a contrastare l’inflazione e sostenere un settore cruciale per l’economia spagnola.
La decisione della Spagna di azzerare l’Iva sull’olio d’oliva potrebbe servire da esempio per altri paesi, come il nostro, che affrontano la stessa situazione. Al momento però in Italia non si parla proprio di una tale possibilità.